Il giornalista Cesare Cavoni racconta in questo video di come è nata l’idea del progetto di Tu con i miei occhi per aiutare i bambini ipovedenti dal bullismo o mobbing dei compagni nelle scuole.
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Il giornalista Cesare Cavoni racconta in questo video di come è nata l’idea del progetto di Tu con i miei occhi per aiutare i bambini ipovedenti dal bullismo o mobbing dei compagni nelle scuole.
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Questo video riguarda il 2° appuntamento di Tuconimieiocchi presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma. Indossando i nostri simulatori di patologie oculari, 100 studenti di Medicina e Infermieristica, hanno potuto vivere la condizione dei pazienti e scoprire le difficoltà che hanno nell’affrontare le azioni quotidiane. Lo scopo di questo progetto è mirato a stimolare l’empatia nel rapporto medico/paziente.
Buon ascolto o visione.
Copyright ©Università Campus Bio-Medico Roma
The simulation activities that I bring to schools, libraries or social gatherings, as well as increasing awareness of the skills necessary for the management of disability, allow us to give an idea of the potentials of people with disabilities whom, very often, aren’t considered at all. But above all it allows to change negative and stereotypical attitudes towards people with disabilities. To improve communication and interpersonal relationships among young people, it is important to encourage the process of understanding by actively doing what disabled people do to adapt and cope, by tackling the problems that disability entails.
“Understanding how a person with serious visual problems (visually impaired), can move and what difficulties one has to face, becomes easy thanks to the help of the white cane and of simulators that reproduce the different pathologies. It allows children to enter my world without misunderstandings, without filters. The perception of the known environment changes inevitably. Even the most familiar place for us can hide obstacles and unpleasant difficulties when our field of vision is compromised. Our senses adapt more or less quickly to allow us to survive the change and get by, always and in every situation, as we become familiar with our changed condition. This happens to anyone.
Being projected in this new dimension provokes a series of predictable, inevitable, yet surprising reactions. The discomfort, the annoyance, the disorientation of the first moments are gradually replaced by the attention to the present, to what we “feel” around us without being able to see it, and by sudden changes of our logical process (for example, rapid research of solutions for overcoming that obstacle that impedes movement) by a deep focus on auditive, tactile, olfactory solicitations that would usually get lost into the background. The transformation becomes evident: we are the same as before, but we are different. We have been forced to reduce our field of action, we have narrowed our objective visual boundaries, and we have become aware of our limitations, it is true. We have also, however, discovered new resources within ourselves to adapt and overcome even what might seem insurmountable. We are ready to welcome another vision of ourselves, ready to offer ourselves to the world as we are. Without fear and without shame. The inalienable right to existence expressed in the condition of dignity proper to every human being. “
It is an original and engaging path, dedicated to the students of primary schools, middle and upper secondary schools, who deal with a delicate topic, namely disability.
Video:
The approach is that of a journey into a world perceived in a new way. The close proximity to one another facilitates empathy and, only by putting ourselves in the shoes of others, we can share their feelings, their point of view, and naturally arrive to the point of welcoming any kind of diversity. “You with my eyes,” is a journey that wants to involve schoolchildren to accompany them on the path of acceptance and understanding. There is immersed in the process that allows us to experience what moves our feelings. Listening, perception, empathy. Openness to new experiences plays a fundamental role in the field of innergrowth. Foster a school culture of respect and belonging. Inclusive education provides opportunities to learn about and accept individual differences, lessening the impact of harassment and bullying.
It helps to develop friendships with a wide variety of other children, each with their own individual needs and abilities.
If you are a teacher and you want to host our project in your school, for information you can contact me: tuconimieiocchi@gmail.com
Che si tratti di un compagno di classe che si trova nello spettro autistico, o di una persona amata, con distrofia muscolare, probabilmente nella vita di un bambino c’è qualcuno con una disabilità di cui vorrebbe poter fare delle domande. Non importa quale sia la situazione, è importante essere preparati e affrontare la curiosità dei bambini riguardo alle disabilità nel modo più aperto e onesto possibile.
I bimbi “Intrepidi” della scuola primaria di Sirmione – Lago di Garda
I bambini sono tutti simili in molti modi, e sono anche tutti diversi a modo loro. È importante per loro comprendere che solo perché qualcuno non può fare qualcosa, non significa che lui o lei non possano eccellere in altre aree. Il progetto di Tu con i miei occhi tramite l’esperienza simulata della disabilità, stimola il bambino a chiedersi come si sentirebbe nei panni di qualcun altro, in che modo vorrebbe essere trattato, e di conseguenza suggerirgli che vale la pena trattare gli altri nello stesso modo come da lui desiderato. Imparare presto l’empatia è un’importante lezione di vita.
Una delle cose più frustranti per noi ipovedenti è il non riuscire a trasferire ai nostri cari, oppure a coloro con cui veniamo in contatto, come noi vediamo. Purtroppo esiste nell’immaginario collettivo solo un’equazione: vedi o non vedi. Tutto quello che sta in mezzo non è né compreso né contemplato. Per questo sono grata per aver incontrato sulla mia strada, Marshall, una carissima persona, che costruisce simulatori visivi.
Marshall è un terapista certificato in riabilitazione, orientamento e mobilità e presta la sua opera nel campo della riabilitazione visiva fin dai primi anni 80, e lavora in una comunità no-profit. Questa organizzazione è al servizio delle persone non vedenti e ipovedenti. Marshall dal 1994 ha iniziato a produrre nella sua piccola azienda familiare questi simulatori visivi .
Una persona con una visione normale, non potrà mai comprendere appieno la complessità della vita degli ipovedenti, un simulatore è in grado di fornire a chi lo indossa dei segnali indicativi. Spesso, chi li prova, è impressionato da quanto una persona ipovedente possa fare, oppure altre volte, l’utilizzatore trova anche il più semplice compito estremamente frustrante.
Questi simulatori riproducono cinque diverse condizioni di patologie, così come i diversi livelli di compromissione. Le condizioni più comuni sono rappresentate:
Scotoma centrale “Punto Cieco”
Simulano le malattie dell’occhio come la degenerazione maculare legata all’età (AMD) e la malattia di Stargardt.
Visione a tunnel
Simulano le malattie dell’occhio che causano una perdita di una parte oppure totale della visione periferica in conseguenza della retinite pigmentosa o da glaucoma.
Retinopatia diabetica
Simulano i possibili effetti della retinopatia diabetica
Cataratta
Simulano la perdita generale della acuità visiva associata a cataratta. Possono essere anche utilizzati per simulare diversi difetti visivi.
Emianopsia
Questo invece simula la perdita di valore del campo visivo che può insorgere come conseguenze da ictus ed altre lesioni alla testa.
Le attività di simulazione, che portiamo nelle scuole, nelle biblioteche o in ambienti di aggregazione sociale, oltre ad accrescere la consapevolezza delle abilità necessarie alla gestione della disabilità, consentono di dare un’idea delle potenzialità delle persone, portatori di handicap che, molto spesso, non sono considerate né sfruttate al pieno del loro potenziale. Ma soprattutto permettono di modificare atteggiamenti negativi e stereotipati nei confronti delle persone con disabilità. Per migliorare la comunicazione e le relazioni interpersonali tra i ragazzi è importante favorire lo sviluppo della comprensione attraverso “il fare”, di come le persone disabili imparano ad adattarsi e a rispondere affrontando i problemi che l’handicap comporta.
“Capire come può muoversi e che prove deve affrontare una persona con seri problemi visivi (ipovedente), grazie all’ausilio di simulatori che riproducono le diverse patologie e del bastone bianco, diventa semplice. Permette ai ragazzi di entrare nel mio mondo senza fraintendimenti, senza filtri. La percezione dell’ambiente conosciuto e di ciò che lo anima cambia, necessariamente. Anche il luogo a noi più famigliare può nascondere ostacoli e difficoltà spiacevoli quando il nostro campo visivo è compromesso. I nostri sensi si adeguano più o meno velocemente per permetterci di sopravvivere al cambiamento e cavarcela, sempre e in ogni situazione, mano a mano che prendiamo dimestichezza con la nostra mutata condizione. Questo succede a chiunque.
Essere proiettati in questa dimensione nuova provoca una serie di reazioni prevedibili, inevitabili, eppure sorprendenti. Il disagio, il fastidio, lo spaesamento dei primi istanti vengono sostituiti piano piano dall’attenzione al presente, da ciò che “sentiamo” attorno a noi senza poterlo vedere, e da un cambio repentino del nostro processo logico (per esempio la ricerca rapida di soluzioni per il superamento di quell’ostacolo che ci impedisce il movimento) e da una profonda attenzione alle sollecitazioni sonore, tattili, olfattive che solitamente passerebbero in secondo piano. La trasformazione si rende evidente: siamo gli stessi di prima, ma siamo diversi. Siamo stati costretti a ridurre il nostro campo d’azione, si sono ristretti i nostri confini visivi oggettivi, e abbiamo preso coscienza dei nostri limiti, è vero. Abbiamo anche, però, scoperto nuove risorse dentro di noi per adattarci e superare anche ciò che potrebbe sembrare insuperabile. Siamo pronti ad accogliere un’altra visione di noi stessi, pronti a offrirci al mondo così come siamo. Senza paura e senza vergogna. L’inalienabile diritto all’esistenza esplicitato nella condizione di dignità propria di ogni essere umano.”
Se sei un insegnante e vuoi portare il nostro progetto nella tua scuola, per informazioni contattaci: tuconimieiocchi@gmail.com